L’inverno è in arrivo! Vento e gelo sono alle porte. La stagione fredda è anche sinonimo di febbri e raffreddamento, nonché di malattie legate all’apparato respiratorio, come tosse e mal di gola, che possono causare non pochi problemi ed effetti collaterali.
Vittime preferite di febbre alta, tosse e naso colante sono i bambini, soggetti molto a rischio vista anche la vita sociale che conducono. Del resto, asili, scuole primarie ed ambienti sportivi sono i primi spazi considerati dei veri e propri ricettacoli virali. Ma cosa bisogna fare quando i piccoli hanno la febbre? Allarmarsi e chiamare immediatamente il pediatra? Anche quando le informazioni a disposizioni sono poche?
Domande queste che frequentemente affliggono le madri, soprattutto quelle più ansiose e quelle che sono alle prime armi e che ancora non hanno famigliarizzato con una semplice e banale influenza. Chiamare il pediatra è importante soprattutto quando si verificano determinate condizioni come:
- La variazione della temperatura superi le 48 ore, come spiegato sul faro pediatrico;
- I rimedi applicati non hanno dato risultati;
- Quando il bambino ha meno di 6 mesi e si trova ancora in uno status neonatale difficile, oltre che pericoloso, da gestire.
C’è da dire che la febbre va spesso considerata come un sintomo, non è la malattia, ma semplicemente un segnale di qualcosa che sta avvenendo nell’organismo; per questo, spesso, è legata non solo ai più classici stati di raffreddamento ma anche a malattie esantematiche non protette da vaccini.
Febbre nei bambini? Chiamare il pediatra solo se (veramente) necessario
La febbre va tenuta sotto controllo e richiesto un parere medico soprattutto quando il piccolo soffre di malattie come cardiopatie, diabete o deficit immunitari. Se poi il malessere è legato ad altri sintomi continui come diarrea e vomito, il consulto pediatrico è quasi obbligatorio, così come quando si presenta un ingrossamento dei linfonodi del collo. Da ritenersi meritevoli di attenzione sono anche le situazioni in cui l’alterazione è associata a prurito ingiustificato, o se la febbre si presenta ad intermittenza periodica a prescindere dalle stagioni. Quelli appena citati sono tutti stati che mettono in allerta, che spingono un genitore a richiedere il consulto pediatrico che, nei casi ordinari archivierà la pratica con cure semplici come la somministrazione d’antipiretici, mentre, nelle situazioni più complesse, diagnosticherà la patologia associata al malessere, cercando di conferire ai genitori con estrema serenità la cura da seguire per riportare il piccolo in uno stato fisico di normalità.
Molto spesso, i pediatri si trovano a fronteggiare situazioni scontate dove il loro intervento è addirittura superfluo: casi in cui la febbre è solo passeggera, destinata a scomparire nel giro di 48 ore, e che creano solo un falso allarmismo, sono più frequenti di quanto si pensi. La febbre può essere sintomatica di patologie più gravi ma in moltissimi casi è solo un segnale del cambio di stagione e di variazioni di temperature, oppure semplicemente del cambio di abitudini; questi sono tutti aspetti che influiscono sui bambini che, involontariamente, contraggono patologie virali destinate a scomparire in pochi giorni.
Chiamare il pediatra, quando non si è in presenza di situazioni anomale, è un atto che tranquillizza soprattutto le mamme che, nel dubbio, optano per un consulto in più in grado di rassicurarle e di allontanarle da brutti pensieri. Questo modo di agire però non sempre è la mossa migliore da fare, in quanto il proprio bambino potrebbe associare ad ogni piccolo malanno la necessità di dover andare dal pediatra e sentirsi in obbligo di dover prendere delle medicine per poter guarire in fretta.