In prossimità dei festeggiamenti di San Pantaleone, previsti per giovedì a Borgo di Montoro, si può letteralmente dire che l’omonimo santuario si è “rifatto il look”. Infatti, chi si recherà lì in preghiera avrà sicuramente l’occasione di vedere le nuove vetrate, che hanno sostituito i finestroni all’interno del presbiterio.
A realizzare il ciclo di siffatte opere artistiche è stata la Ditta Lauretana Arte di Mombaroccio in provincia di Pesaro Urbino. Questa serie è costituita, in particolare, di nove vetrate dipinte a mano e cotte a gran fuoco, che partendo dalla facciata, si diramano al di sopra dei cornicioni che dividono l’aula liturgica, nel cui perimetro sono presenti gli affreschi di Alfonso Grassi, raffiguranti le fasi della vita del Santo. Allo stesso tempo, le vetrate circondano il finto cassettonato, al cui centro è presente l’unica tela, l’ovale, sempre opera del Grassi, che raffigura il Santo legato al tronco di ulivo, per essere torturato, quel tronco che miracolosamente rifiorì.
A ogni modo, sulla facciata centrale è raffigurato lo Spirito Santo, con l’immagine della colomba dalle ali spiegate, con alle spalle la croce, simbolo della sofferenza, tutta presa dal sangue, a memoria del sacrificio di Cristo e dei martiri; il triangolo richiama all’Eterno Padre mentre il cerchio rappresenta tutto l’amore derivante dalla Trinità. Nella parte bassa, lo stemma papale e arcivescovile salernitano richiamano all’unità della Chiesa.
Sulla destra, la prima vetrata l’angelo ha in mano una rosa, omaggio al Santo, ma piena di spine, per rammentare quanto sia difficile la vita; il suo colore è poi il rosso, indice del martirio. La seconda, poi, presenta un angelo con uno scudo tra le mani, simbolo della Città di Montoro per cui intercede Pantaleone, data il suo status da compatrono montorese a partire dal 2006. Ancora, la terza invetriata ha un angelo con una fiaccola in mano, a testimonianza del supplizio con il fuoco provato al tempo dal Santo ma oggi a omaggio della storica Fiaccola, che si appresta alla sua 50°edizione il prossimo anno. Infine, l’ultimo finestrone ha la palma, simbolo di un martirio, però vittorioso.
Passando al lato sinistro, nella prima vetrata l’angelo reca tra le mani una pergamena con il nome del Santo, derivante dalle parole greche παντες (pantes, “tutti”) e λεων (leon, “leone”), dal quale si può comprendere che Egli fu “del tutto simile a un leone”, “interamente leone”, in riferimento alle virtù comunemente attribuite al leone (coraggio, forza, vigore), invece nella forma latina, con la sostituzione della seconda parte, assume anche il significato più cristiano di “onnimisericordioso”, “onnicompassionevole”. I due nomi si sono successivamente confusi l’uno con l’altro. Nella seconda, l’angelo è ritratto con una spada in mano, arma con cui Pantaleone fu ucciso, dunque è anche simbolo del suo martirio. La terza invetriata, invece, ritrae un angelo con un vaso tra le mani, strumento del Santo per lo svolgimento della sua professione medica, tra l’altro gratuitamente; per questa ragione, Pantaleone è invocato, oltre che per la salvezza spirituale, anche per la salvezza del corpo. Infine, l’ultimo finestrone vede un angelo che reca in mano la conchiglia del Battesimo, attraversata da un rivolo d’acqua, dunque indica la storia di conversione intrapresa da San Pantaleone, lasciando intendere ai fedeli che a tutti è aperta la strada per la Santità se si segue la retta via.
Dopo queste descrizioni tanto dettagliate, senza dubbio in molti saranno curiosi di ammirare queste meraviglie artistiche, specialmente durante questi giorni di intensa adorazione verso il compatrono di Montoro.
a cura di Francesco Stabile